Plastica seconda vita
certificato rilasciato da IPPR (Istituto Italiano plastiche Riciclo)
Il passo fondamentale legato ai materiali utilizzati per la produzione, è stato l’ottenimento del certificato Plastica Seconda Vita rilasciato da IPPR (Istituto Italiano plastiche Riciclo). Il marchio di conformità ecologica “Plastica Seconda Vita" è lo strumento creato da IPPR per certificare i prodotti dei quali l'azienda garantisce l'identificazione, la rintracciabilità ed il contenuto percentuale di materie plastiche riciclate provenienti da post-consumo per la produzione dei manufatti o delle loro componenti, secondo le indicazioni ministeriali del Green Public Procurement.
La Gianazza Angelo spa è una tra le prime aziende italiane ad ottenere tale certificazione, su alcuni dei suoi prodotti come ad esempio:
SALVAPRATO E SALVAGHIAIA – griglie per la realizzazioni di parcheggi con prato o ghiaia (per parcheggi di comuni, scuole, ospedali, enti pubblici, aeroporti, ecc.)
QUADRA – pavimentazione modulare in plastica da esterno ed interno (per coperture su tetti piani, manifestazioni e feste, aree gioco)
VESPE’ – casseri in plastica per la realizzazione di vespai areati (in qualsiasi edificio)
GREEN ROOF – modulo per la realizzazione di giardini pensili sulle coperture di tetti piani
PALLET IN PLASTICA – la soluzione ideale per stoccare e trasportare le merci
PATTUMIERE PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
COMPOSTER
Tutti questi prodotti sono Ecosostenibili, sono realizzati con materiale plastico riciclato e riciclabile proveniente da post consumo e consentono alle amministrazioni pubbliche di raggiungere gli obiettivi fissati dal Green Public Procurement.
La Gianazza Angelo spa è una tra le prime aziende italiane ad ottenere tale certificazione, su alcuni dei suoi prodotti come ad esempio:
Tutti questi prodotti sono Ecosostenibili, sono realizzati con materiale plastico riciclato e riciclabile proveniente da post consumo e consentono alle amministrazioni pubbliche di raggiungere gli obiettivi fissati dal Green Public Procurement.
GPP (Green Public Procurement)
tecnologie ambientali e sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale
Il GPP (Green Public Procurement) è definito dalla Commissione europea come “... l’approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita”.
Si tratta di uno strumento di politica ambientale volontario che intende favorire lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda pubblica. Le autorità pubbliche che intraprendono azioni di GPP si impegnano sia a razionalizzare acquisti e consumi che ad incrementare la qualità ambientale delle proprie forniture ed affidamenti (cfr. il manuale Buying Green! predisposto per conto della Commissione Europea).
I prodotti ‘ambientalmente preferibili’ sono per esempio quelli meno energivori, costituiti da materiale riciclato e/o privi di sostanze nocive, di maggior durata o output di processi produttivi meno impattanti, meno voluminosi, di facile riciclabilità….E’ chiaro che orientare la domanda pubblica verso prodotti con queste caratteristiche consente una riduzione dei consumi energetici, specie quelli derivanti da fonti fossili, la parallela riduzione delle emissioni climalteranti, la diminuzione della quantità di rifiuti prodotti e del carico sulle risorse naturali…
L’efficacia del GPP nel promuovere le condizioni per favorire la diffusione di un modello di produzione e consumo sostenibile si può desumere anche in considerazione del notevolissimo riconoscimento che viene conferito al GPP sia in sede comunitaria che internazionale come strumento di politica ambientale, industriale ed economica. Vale la pena infine menzionare la recente Comunicazione (2008) 400 del 16 giugno 2008, parte integrante del Piano d'azione europeo sul consumo e sulla produzione sostenibili e sulla politica industriale sostenibile (SCP/SIP), in quanto ha fornito ulteriore impulso in favore della diffusione del GPP, proponendo come target politico da conseguire entro il 2010 che il 50% di tutte le gare di appalto siano “verdi”. I prodotti Gianazza aiutano le Amministrazioni a raggiungere tali obiettivi nel pieno rispetto dell’ambiente e conservando in pieno le ottime caratteristiche tecniche dei prodotti venduti.
Si tratta di uno strumento di politica ambientale volontario che intende favorire lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda pubblica. Le autorità pubbliche che intraprendono azioni di GPP si impegnano sia a razionalizzare acquisti e consumi che ad incrementare la qualità ambientale delle proprie forniture ed affidamenti (cfr. il manuale Buying Green! predisposto per conto della Commissione Europea).
I prodotti ‘ambientalmente preferibili’ sono per esempio quelli meno energivori, costituiti da materiale riciclato e/o privi di sostanze nocive, di maggior durata o output di processi produttivi meno impattanti, meno voluminosi, di facile riciclabilità….E’ chiaro che orientare la domanda pubblica verso prodotti con queste caratteristiche consente una riduzione dei consumi energetici, specie quelli derivanti da fonti fossili, la parallela riduzione delle emissioni climalteranti, la diminuzione della quantità di rifiuti prodotti e del carico sulle risorse naturali…
L’efficacia del GPP nel promuovere le condizioni per favorire la diffusione di un modello di produzione e consumo sostenibile si può desumere anche in considerazione del notevolissimo riconoscimento che viene conferito al GPP sia in sede comunitaria che internazionale come strumento di politica ambientale, industriale ed economica. Vale la pena infine menzionare la recente Comunicazione (2008) 400 del 16 giugno 2008, parte integrante del Piano d'azione europeo sul consumo e sulla produzione sostenibili e sulla politica industriale sostenibile (SCP/SIP), in quanto ha fornito ulteriore impulso in favore della diffusione del GPP, proponendo come target politico da conseguire entro il 2010 che il 50% di tutte le gare di appalto siano “verdi”. I prodotti Gianazza aiutano le Amministrazioni a raggiungere tali obiettivi nel pieno rispetto dell’ambiente e conservando in pieno le ottime caratteristiche tecniche dei prodotti venduti.
Centrale idroelettrica
a Cossogno nel Verbanese
La Gianazza Angelo S.p.A oltre a garantire la qualità dei suoi prodotti con continui investimenti e innovazioni nell’ambito produttivo, è molto sensibile anche verso le problematiche ambientali.
Nel 1992 ha acquistato e rimesso in funzione una centrale Idroelettrica a Cossogno nel Verbanese. Un esempio concreto di come dare un supporto all’ambiente!
CENNI STORICI SULLA CENTRALE DI RAMOLINO
Il primo progetto presentato per la derivazione di acqua dal Rio Aureglio in Cossogno è datato 18 settembre 1926. Il progetto a firma dell’ing. Catalisano Giuseppe di Milano prevedeva la costruzione di una centrale idroelettrica a valle del paese di Cossogno.
Tale impianto, successivamente denominato “Ramolino“ , convogliava le acque verso la centrale tramite una condotta forzata che attraversava il paese di Cossogno e quello di Ungiasca . A monte dell’abitato di Ungiasca a quota 796m sul livello del mare fu costruito il bacino nel quale veniva accumulata l’acqua prima di essere condotta alle turbine.
La sala macchine, costituita originariamente da due gruppi di produzione, venne costruita nella piana denominata Ramolino a quota 260 m sul livello del mare in modo tale da ottenere un salto di circa 536m. Per utilizzare al meglio le caratteristiche di questo impianto furono impiegate due turbine tipo Pelton che producevano in totale circa 300 kWh ( chilowattora ).
Tuttavia l’inizio dei lavori di costruzione poté iniziare solo tre anni dopo, il 24 Aprile 1930 a causa di numerosi inconvenienti anche di carattere militare. Nel frattempo l’impianto in progetto fu acquistato dalla Cooperativa Elettrica Arizzano ( SACEA ) la quale apportò numerosi cambiamenti al progetto iniziale dell’ing. Catalisano.
Furono realizzati due gruppi uno da 400 kW e uno da 130 kW, che venivano messi in produzione alternativamente a seconda della disponibilità di acqua. L’energia prodotta veniva messa in rete per asservire al paese di Cossogno medesimo e ai piccoli opifici presenti sul territorio comunale. Fu proprio per questo che in mancanza di acqua per produrre energia, fu installato anche un motore diesel alimentato a nafta pesante che era in grado di fare “girare” il gruppo più piccolo e produrre circa 100 kW.
Per affrontare le richieste di energia elettrica sempre più in crescita la SACEA, nel 1954, presentò un progetto di ampliamento dell’impianto. Venne realizzata una seconda condotta che convogliava le acque di sei rii posti nei comuni di Miazzina, Cambiasca e Verbania in una nuova diga costruita sotto l’Eremo di Miazzina. In questo modo venne quasi raddoppiata la disponibilità di acqua e di conseguenza anche la produzione di energia elettrica. L’anno successivo, il 1955, la SACEA presentò un ulteriore progetto di potenziamento, mai realizzato a causa delle ingenti spese di realizzazione, che si proponeva di utilizzare le acque del Rio Ganna nei comuni di Caprezzo e Miazzina.
Per l’esercizio a pieno regime dell’impianto era necessaria la presenza di circa cinque operai che a turno presidiavano l’impianto e attendevano alla manutenzione ordinaria e a quella straordinaria.
Fu realizzata successivamente anche una casetta per le necessità del custode e degli operai che “vivevano” nell’impianto.
Nel 1967 per Decreto Presidenziale la SACEA venne trasferita all’ Ente Nazionale per l’Energia Elettrica ( ENEL ).
La centrale di Ramolino rimase in servizio dal 1931 al 1969, anno in cui l’ENEL considerato il modesto apporto economico che poteva dare l’impianto decise di cessarne la produzione. La stessa sorte toccò a numerosi impianti nella zona e non solo visto la priorità che fu data agli impianti termici a petrolio di importante entità.
Solo molto più tardi nel 1989 la Gianazza Angelo SPA rilevò la concessione e iniziò il rifacimento dell’impianto utilizzando le moderne tecnologie. Nel 1995 l’impianto rientrò in funzione con due gruppi, uno da 435 KW e da 863 KW che utilizzavano le stesse acque convogliate nei bacini originari. Nel 1998 il gruppo da 863 KW fu potenziato fino a 1200 KW per meglio sfruttare le portate improvvise dei torrenti. Ultimo potenziamento, che riprendeva quello abbandonato del 1955, fu realizzato nel 2000 per poter convogliare le acque del rio Ganna nel bacino sotto l’Eremo di Miazzina.
Ad oggi in un anno medio di piovosità l’impianto riesce a produrre all’incirca 4.000.000 di kWh di energia pulita!
Nel 1992 ha acquistato e rimesso in funzione una centrale Idroelettrica a Cossogno nel Verbanese. Un esempio concreto di come dare un supporto all’ambiente!
CENNI STORICI SULLA CENTRALE DI RAMOLINO
Il primo progetto presentato per la derivazione di acqua dal Rio Aureglio in Cossogno è datato 18 settembre 1926. Il progetto a firma dell’ing. Catalisano Giuseppe di Milano prevedeva la costruzione di una centrale idroelettrica a valle del paese di Cossogno.
Tale impianto, successivamente denominato “Ramolino“ , convogliava le acque verso la centrale tramite una condotta forzata che attraversava il paese di Cossogno e quello di Ungiasca . A monte dell’abitato di Ungiasca a quota 796m sul livello del mare fu costruito il bacino nel quale veniva accumulata l’acqua prima di essere condotta alle turbine.
La sala macchine, costituita originariamente da due gruppi di produzione, venne costruita nella piana denominata Ramolino a quota 260 m sul livello del mare in modo tale da ottenere un salto di circa 536m. Per utilizzare al meglio le caratteristiche di questo impianto furono impiegate due turbine tipo Pelton che producevano in totale circa 300 kWh ( chilowattora ).
Tuttavia l’inizio dei lavori di costruzione poté iniziare solo tre anni dopo, il 24 Aprile 1930 a causa di numerosi inconvenienti anche di carattere militare. Nel frattempo l’impianto in progetto fu acquistato dalla Cooperativa Elettrica Arizzano ( SACEA ) la quale apportò numerosi cambiamenti al progetto iniziale dell’ing. Catalisano.
Furono realizzati due gruppi uno da 400 kW e uno da 130 kW, che venivano messi in produzione alternativamente a seconda della disponibilità di acqua. L’energia prodotta veniva messa in rete per asservire al paese di Cossogno medesimo e ai piccoli opifici presenti sul territorio comunale. Fu proprio per questo che in mancanza di acqua per produrre energia, fu installato anche un motore diesel alimentato a nafta pesante che era in grado di fare “girare” il gruppo più piccolo e produrre circa 100 kW.
Per affrontare le richieste di energia elettrica sempre più in crescita la SACEA, nel 1954, presentò un progetto di ampliamento dell’impianto. Venne realizzata una seconda condotta che convogliava le acque di sei rii posti nei comuni di Miazzina, Cambiasca e Verbania in una nuova diga costruita sotto l’Eremo di Miazzina. In questo modo venne quasi raddoppiata la disponibilità di acqua e di conseguenza anche la produzione di energia elettrica. L’anno successivo, il 1955, la SACEA presentò un ulteriore progetto di potenziamento, mai realizzato a causa delle ingenti spese di realizzazione, che si proponeva di utilizzare le acque del Rio Ganna nei comuni di Caprezzo e Miazzina.
Per l’esercizio a pieno regime dell’impianto era necessaria la presenza di circa cinque operai che a turno presidiavano l’impianto e attendevano alla manutenzione ordinaria e a quella straordinaria.
Fu realizzata successivamente anche una casetta per le necessità del custode e degli operai che “vivevano” nell’impianto.
Nel 1967 per Decreto Presidenziale la SACEA venne trasferita all’ Ente Nazionale per l’Energia Elettrica ( ENEL ).
La centrale di Ramolino rimase in servizio dal 1931 al 1969, anno in cui l’ENEL considerato il modesto apporto economico che poteva dare l’impianto decise di cessarne la produzione. La stessa sorte toccò a numerosi impianti nella zona e non solo visto la priorità che fu data agli impianti termici a petrolio di importante entità.
Solo molto più tardi nel 1989 la Gianazza Angelo SPA rilevò la concessione e iniziò il rifacimento dell’impianto utilizzando le moderne tecnologie. Nel 1995 l’impianto rientrò in funzione con due gruppi, uno da 435 KW e da 863 KW che utilizzavano le stesse acque convogliate nei bacini originari. Nel 1998 il gruppo da 863 KW fu potenziato fino a 1200 KW per meglio sfruttare le portate improvvise dei torrenti. Ultimo potenziamento, che riprendeva quello abbandonato del 1955, fu realizzato nel 2000 per poter convogliare le acque del rio Ganna nel bacino sotto l’Eremo di Miazzina.
Ad oggi in un anno medio di piovosità l’impianto riesce a produrre all’incirca 4.000.000 di kWh di energia pulita!